La sostenibilità economica, i profitti e la creazione di valore

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Accanto alla dimensione sociale e ambientale, un’azienda, per essere sostenibile, deve porre particolare attenzione alla sostenibilità economica, cioè alla capacità di generare profitti nel tempo.

Cosa che per un imprenditore può essere scontata, ma che richiede la capacità di individuare  obiettivi e strumenti per misurarne il raggiungimento.

La parola sostenibilità richiama immediatamente l’idea di ambiente e di attenzione al sociale.

Un’impresa è sostenibile dal punto di vista ambientale, ad esempio, se si impegna a ridurre i danni provocati dalle attività produttive.

Così come un’impresa orientata alla sostenibilità sociale tenderà a garantire condizioni di giustizia, salute, equità e benessere per i propri dipendenti, costruendo condizioni appropriate di sicurezza sul posto di lavoro e creando un senso di appartenenza e di autorealizzazione nei propri collaboratori, oltre che di uguaglianza in termini di trattamento.

Secondo gli economisti, c’è un terzo pilastro su cui poggia la sostenibilità: la dimensione economica.

Oltre il bilancio d’esercizio

La sostenibilità economica viene definita come la capacità di generare profitti nel tempo.

Per un imprenditore è un aspetto quasi scontato: senza profitti non si va da nessuna parte. Non ci sono le risorse per perseguire le finalità ambientali e sociali. Mio nonno avrebbe detto: la filosofia si fa con la pancia piena.

Eppure così scontato non è.

Abbiamo già scritto più volte che, per implementare i processi di sostenibilità, un’impresa debba necessariamente darsi degli obiettivi da perseguire e degli strumenti per misurarne il raggiungimento.

Se un’impresa industriale intende ridurre le emissioni di sostanze inquinanti del 10% deve essere in grado di misurare se, gli interventi messi in campo, hanno consentito di raggiungere l’obiettivo prefissato.

Si doterà quindi degli strumenti (tecnologici) necessari per effettuare le rilevazioni ex ante e poi ex post l’introduzione delle modifiche al processo produttivo.

Tipicamente un imprenditore, e qui stiamo parlando della stragrande maggioranza del nostro tessuto imprenditoriale, caratterizzato da micro e piccole medie imprese, lo strumento che utilizza per misurare i risultati economici della propria azienda è il bilancio d’esercizio. Strumento obbligatorio (almeno per le società di capitali) ma che poco ci dice sulla sostenibilità economica.

Ci dice tuttalpiù se la società (l’anno precedente!) ha prodotto o meno profitti, ma nessuna informazione emerge sulla capacità di “generare profitti nel tempo”.

Gli strumenti per misurare la sostenibilità economica

Occorre, anche qui, cambiare paradigma. Innanzitutto, il bilancio può essere letto e analizzato in molti modi per ricavare moltissime informazioni sulla struttura del business, sulla marginalità ecc. attraverso apposite riclassificazioni e l’ausilio di determinati indicatori. Una di queste declinazioni è il rendiconto finanziario che spiega se l’impresa, al di là dell’utile o della perdita, abbia generato o meno liquidità. Aspetto particolarmente rilevante in tema di sostenibilità. Come dicono gli analisti finanziari “cash is king”.

Qui però stiamo parlando sempre di quello che è successo l’anno passato. Gli obiettivi (e la sostenibilità) riguardano il presente e il futuro. Quindi sono necessari i budget pluriennali, o ancor meglio, i business plan che insieme ai numeri richiedono l’utilizzo delle parole per mettere nero su bianco gli obietti da perseguire, e le modalità con cui verranno perseguiti. Il business plan non è quindi appannaggio delle startup innovative o un documento da redigere se lo chiede la banca per erogare un finanziamento. E’ la mappa che l’imprenditore deve, prima disegnare e poi seguire (senza dimenticarsi di aggiornare periodicamente) per navigare in mari sempre più turbolenti.

Altri due indicatori fondamentali (strettamente interconnessi tra loro) per misurare la sostenibilità economica sono da un lato la distribuzione di utili e dall’altro l’ammontare delle spese in ricerca e sviluppo e innovazione.

Ogni impresa che vuole essere sostenibile nel tempo deve necessariamente reinvestire parte degli utili generati in attività che le consentano di rimanere competitiva sul mercato attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi o il miglioramento di processi.

Certo, in questo modo non si massimizza l’utilità per i soci (i cd shareholder) ma viene prestata attenzione a tutti i partecipanti al processo di creazione di valore dell’impresa nel lungo periodo: è lo stakeholder approach.

Gli impatti dell’impresa sugli obiettivi di sviluppo sostenibile

Il ruolo dell’impresa nell’ambito dello sviluppo sostenibile è quindi fondamentale e di conseguenza la sostenibilità economica riveste un’importanza strategica.

Pensiamo ai 17 goal di Agenda 2030: il programma delle Nazioni Unite per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti.

Un’azienda per il solo fatto di esistere e di operare consente di raggiungere numerosi tra questi 17 obiettivi.

Prendiamo, solo per fare un esempio, il goal 4 “Assicurare un’istruzione di qualità, equa e inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”. Ogni azienda è un importante centro di sviluppo di competenze e di abilità del saper fare.

Oppure l’obiettivo 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”, tema particolarmente importante nei paesi in via di sviluppo.

E questi obiettivi sono raggiunti, dicevamo, solo per il fatto che un’azienda esiste e opera sul mercato. Sono quindi impatti inconsapevoli.

Il passo quindi è di passare dall’inconsapevolezza a una scelta consapevole ponendosi obiettivi specifici e intenzionali e poi misurarne il raggiungimento.

E tu a che punto sei in tema di sostenibilità economica? Misuralo con il nostro assessment.


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