Le 5 fasi della Teoria del Cambiamento

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Le 5 Fasi della Teoria del Cambiamento o «catena del valore dell’impatto o «modello logico». Costituiscono la base della misurazione dell’impatto.  Un’impresa sociale, o uno dei suoi progetti, dispone di una riserva di risorse, denominate input. Questi possono essere finanziari, intellettuali, umani, strumentali o altro.

Attraverso tali input, essa svolge le proprie attività. Sviluppate sulla base di un modello finanziario equilibrato e dotato di fondi adeguati, queste attività si preoccupano innanzitutto di creare miglioramenti – cambiamenti – nella vita dei beneficiari.

Le attività presentano punti di contatto con i beneficiari, detti esito. Si può trattare, ad esempio, della presenza dell’utente del servizio a un corso o a un programma, la fornitura di un prodotto che il beneficiario utilizzerà in futuro, la creazione di un’interazione sociale – una comunità – per sostenerli o di un processo che interessa la vita del suo beneficiario, nonché un protocollo medico combinato alla fisioterapia o altre terapie per permettere un recupero completo. In ciascun caso l’esito è il mezzo che consente di ottenere un risultato o un impatto e non il risultato stesso.

Attraverso le attività e gli “esito” si ottiene il cambiamento nella vita dei beneficiari (sia gli utenti diretti del servizio che altri soggetti interessati, quali le famiglie, comunità, dipendenti, lo Stato ed altri fornitori di servizi). Questi cambiamenti sono i risultati di questo processo e sono definiti come la differenza tra la situazione che si sarebbe verificata senza la presenza del servizio o del prodotto interessato e la situazione che invece si è verificata grazie alla  sua presenza. Tali risultati possono essere a breve o a lungo termine, in funzione del bisogno soddisfatto e del servizio o prodotto fornito. Di norma i risultati sono descritti come primari (una conseguenza ragionevolmente diretta del servizio o del prodotto nella vita dell’utente del servizio) o secondari (un effetto indiretto nella vita dell’utente del servizio – «.e così sono stati in grado di… » – o nella vita di altre persone).

I risultati possono essere quindi valutati in termini di impatto sulla vita di tale persona o del valore ottenuto per un determinato soggetto interessato (persona) in ragione del servizio o prodotto fornito. Questo esclude il guadagno apportato dall’intervento di altri e tiene conto sia degli effetti positivi che di quelli negativi (questi ultimi sono noti come dislocazione) nonché di attribuzione: in quale misura l’impresa sociale è responsabile del risultato, in contrap­posizione con il risultato ottenuto per l’intervento di altri; effetto inerziale: risultato che si sarebbe prodotto comunque, a prescindere dall’intervento; esaurimento: la tendenza degli effetti di un intervento in un particolare momento a diminuire nel tempo.

Il modello logico che collega questi cinque elementi è noto come teoria del cambiamento ed è fondamentale. Tale modello mostra e spiega il nesso causale tra le attività intraprese e i risultati e l’impatto attesi. Il ragionamento sottostante deve essere compreso e spiegato in ogni circostanza. Deve essere sempre suffragato da elementi di prova proporzionati che spiegano i motivi per cui si suppone che tali risultati derivino da tale attività.

Occorre notare che alcuni operatori del settore confondono e non distinguono fra i risultati e l’impatto. Attribuiscono delle caratteristiche diverse (attribuzione alternativa) e altri ma non definiscono i risultati e l’impatto come due elementi diversi. Un’altra confusione terminologica risiede nella tendenza di alcuni a identificare gli esiti, chiamandoli poi «risultati». Tale confusione è indubbiamente più diffusa tra i finanziatori del settore pubblico.

Le cinque fasi che costituiscono la teoria del cambiamento possono essere definite e illustrate nelle tabella seguente


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