Terzo Settore. Il bilancio sociale si avvicina

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Come già trattato nel precedente articoloTerzo settore. Le attività finanziabili con l’atto di indirizzo” il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha emanato un decreto (D. M. 44) che ha l’obiettivo di incentivare e finanziare progetti e attività di interesse generale nel Terzo Settore.

I contenuti del Provvedimento

Nell’emanare questo provvedimento il Ministero si è ispirato agli ormai noti SDG, ovvero agli obiettivi dell’Agenda 2030 adottati dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2015 attraverso la risoluzione 70/1 intitolata “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, che ancora una volta e soprattutto in questa fase delicata che il mondo intero sta attraversando rappresentano un indirizzo chiaro verso la ripresa e verso un “nuovo mondo”.

Il governo, come affermato nella premessa del Decreto, “ritiene prioritario consolidare lo sviluppo e la qualificazione degli enti del Terzo settore che possono accedere alle risorse in parola (organizzazioni di volontariato, associazioni di volontariato e fondazioni del terzo settore), affinché essi possano autonomamente crescere nella direzione di una maggiore auto – organizzazione e di una più elevata capacità di implementazione delle attività di interesse generale, attraverso, da un lato, l’integrazione con i servizi presenti nei territori e, dall’altro, mediante l’interazione con gli altri interlocutori operanti sui territori medesimi, al fine di offrire un significativo contributo alla crescita delle comunità di riferimento”.

L’obbligo della sostenibilità nello statuto

Quale miglior punto di partenza se non l’implementazione degli SDG come scopo e finalità nello Statuto Sociale dell’ETS?

Il documento può essere visto non solo come un vademecum per accedere a fonti di finanziamento, ma anche come uno spunto per gli enti a procedere all’adeguamento del proprio statuto alla normativa del Terzo Settore e il cui termine scade il 31 ottobre 2020 (per ulteriori informazioni leggi anche “Bilancio Sociale. Le nuove scadenze del Terzo Settore”). Se per esempio ci si concentra sulle varie aree di intervento indicate (che si ispirano appunto agli SDG), il decreto può essere visto dagli Enti che intendono diventare ETS, per declinare specificamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) maggiormente riconducibili al proprio contesto di attività. In questo modo tale linguaggio condiviso può aiutare l’organizzazione a valutare e comunicare tramite il bilancio sociale l’impatto sociale fornito dalle attività svolte rispetto ad alcune sfide che sono globali, ma oramai anche locali.

Comunicare una visione globale, condivisa a livello internazionale, come quella fornita dall’Agenda 2030 dell’ONU, costituisce, infatti, un ottimo riferimento strategico per gli Enti del Terzo Settore.

Una possibile bozza iniziale di Statuto di un’Associazione ETS

STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE

Articolo 1. Denominazione, scopo e finalità

Ai sensi del d.lgs. 3 luglio 2017, n. 117 (il “Codice del Terzo Settore”, d’ora innanzi “CTS”) è costituita su iniziativa di _________ l’associazione denominata “__________- Ente del Terzo Settore” (senza vincoli grafici) o, in forma abbreviata, “_________- ETS” (d’ora innanzi, la “Associazione”). Ove il contesto lo richieda, la denominazione può anche essere utilizzata traducendola in lingue diverse dalla lingua italiana.

L’Associazione è disciplinata dal presente statuto (d’ora innanzi, lo “Statuto”), dal CTS, dal Codice civile e da ogni altra applicabile normativa, di natura primaria o secondaria (d’ora innanzi, la “Normativa Applicabile”.

Lo Statuto è informato al principio di favorire, nel modo più ampio possibile, la partecipazione degli Associati alla organizzazione e all’attività dell’Associazione.

L’Associazione indica gli estremi di iscrizione nel Registro Unico Nazionale del Terzo settore negli atti, nella corrispondenza e nelle comunicazioni al pubblico.

L’Associazione, quale espressione di partecipazione solidarietà e pluralismo in ossequio alle norme di cui agli artt. 2, 3, 4, 9, 18 e 118, comma 4, della Costituzione e in piena coerenza con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (SDG), adottata dall’Assemblea generale dell’ONU a New York il 25 settembre 2015 si ispira al fine di:

Sviluppare la Cultura del Volontariato, in particolare tra i giovani;

Promuovere la partecipazione e del protagonismo dei minori e dei giovani, perché diventino agenti del cambiamento;

promuovere l’educazione allo sviluppo sostenibile, anche tramite un’educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali.

Bilancio Sociale e misurazione dell’impatto

Il Bilancio Sociale e la valutazione di impatto sociale saranno un aspetto di fondamentale importanza per comunicare il raggiungimento di tali finalità.

Questo concetto lo si può intuire dalle linee guida per la redazione del Bilancio Sociale e per la Valutazione dell’Impatto Sociale; infatti, questi due strumenti nati con la finalità di rendicontare le responsabilità, i comportamenti e i risultati sociali, ambientali ed economici delle attività svolte da un’organizzazione (bilancio sociale) e di misurare qualitativamente e quantitativamente sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte nella creazione di valore sociale ed economico.

Il legislatore però ha lasciato scelta agli Enti del Terzo Settore sulla metodologia da utilizzare sia nell’ambito della redazione del bilancio sociale nell’ambito di eventuale elaborazione di specifici indicatori per la valutazione dell’impatto sociale che di conseguenza potranno indurre le stesse organizzazioni a utilizzare pratiche valutative di scarsa rigorosità spostando il focus e l’attenzione degli stakeholders su dimensioni, aspetti e addirittura contesti non rilevanti. Invece, il richiamo effettuato nelle Linee Guida per il Bilancio Sociale all’Accountability, alla disclosure non finanziaria in vigore nel settore profit e la grande sovrapposizione tra i principi di rendicontazione del Bilancio Sociale e i principi previsti dagli standard di rendicontazione non finanziaria più diffusi dovrebbero indirizzare le organizzazioni ad utilizzare le metodologie più diffuse e condivise nell’ambito della rendicontazione sociale.

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Valutazione iniziale di impatto


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